13 aprile 2021 ARCO

CMDI, un nuovo indice per eradicare la povertà infantile da una prospettiva di sostenibilità ambientale

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Il carattere multidimensionale della povertà e del benessere infantile è stato da tempo riconosciuto e sia il mondo accademico che le Agenzie delle Nazioni Unite hanno progressivamente adottato una lente multidimensionale per analizzare e affrontare i problemi legati alla povertà e benessere dei bambini. Negli ultimi anni, sono stati prodotti numerosi studi sulla deprivazione multidimensionale infantile, in parte grazie al ruolo di UNICEF che ha promosso l’utilizzo di indicatori di povertà multidimensionale come il MODA.

Nel loro ultimo lavoro, intitolato intitolato “Measuring Child Multidimensional Deprivation: A Sustainability Perspective” (Sustainability 2021, 13, 3922.) Mario Biggeri, Professore Associato e Direttore scientifico di ARCO, e Lucia Ferrone, assegnista di ricerca dell’Università di Firenze, presentano un nuovo indice composito CMDI – Child Multidimensional Deprivation Index (Indice di Deprivazione Multidimensionale Infantile) che permette di misurare e monitorare i progressi verso la riduzione della deprivazione e della povertà infantili concentrandosi anche sulle dimensioni della sostenibilità ambientale.

L’indice di deprivazione multidimensionale infantile (CMDI)

L’indice CMDI si radica nella letteratura sul tema avviata da UNICEF con il suo lavoro di identificazione delle sette dimensioni per misurare la povertà infantile: nutrizione, salute, istruzione, informazione, alloggio, acqua e igiene. Il CMDI, però, prende in considerazione due dimensioni aggiuntive della sostenibilità ambientale.

Gli autori mettono in evidenza tre principali contributi e novità nel loro lavoro. In primo luogo, la deprivazione infantile viene misurata in un continuum a livello di paese, a partire da dati aggregati. Gli autori passano così da una definizione di deprivazione infantile radicata nei singoli micro-dati, ad una valutazione più ampia a livello nazionale. In questo modo è possibile anche rivedere le classiche misure di povertà, come l’headcount ratio, privilegiando un indice continuo di deprivazione che consente una comprensione della dimensione infantile più sensibile nei confronti delle variazioni.

In secondo luogo, il CMDI è derivato dalla Multidimensional Synthesis of Indicators (MSI) come metodo di aggregazione, che tiene conto dell’eterogeneità dei risultati, consentendo così di superare alcuni dei principali limiti delle funzioni di aggregazione convenzionali come le medie aritmetiche e geometriche. L’uso del MSI implica che la sostituibilità delle dimensioni dipende dal livello complessivo di achievements.

Infine, le sette dimensioni selezionate dall’UNICEF nell’approccio alla misura delle deprivazioni sono integrate da altre due dimensioni che catturano anche le caratteristiche ambientali della sostenibilità, che hanno, in effetti, un rilievo importante nell’Agenda 2030 e affrontano la natura multiforme della deprivazione infantile menzionata nel SDG1. Le due dimensioni della sostenibilità ambientale vengono quindi misurate a partire dal livello di emissioni di CO2 di un paese e dalla percentuale di popolazione che ha accesso a combustibili rinnovabili.

Gli autori hanno dunque selezionato le seguenti dimensioni: risorse economiche, salute, nutrizione, istruzione, informazione, acqua, servizi igienici, ambiente e tipologia di abitazione.

I risultati dimostrano che, utilizzando la CMDI, è possibile monitorare lo sviluppo dei paesi (economico, sociale e ambientale), concentrandosi sul benessere dei bambini. Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, soprattutto nei Paesi che hanno avuto una maggiore spesa sociale,  tuttavia si è ancora lontani dalla riduzione sostanziale della deprivazione infantile e dalla promozione di uno sviluppo più sostenibile.

Per saperne di più sull’analisi e i concetti che hanno dato forma al CMDI, è possibile leggere l’articolo cliccando qui sotto