27 settembre 2022 ARCO

Inclusione sociale e Sahel: le conseguenze della pandemia da COVID-19 in Mali e Burkina Faso

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La pandemia COVID-19 ha avuto e ha tuttora importanti conseguenze sulla stabilità politica, sulla crescita economica e sulla coesione sociale in tutto il mondo e la regione del Sahel non fa eccezione. Il Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa (DISEI) dell’Università di Firenze ha coinvolto l’Unità Sviluppo Inclusivo in uno studio che mira a fornire una panoramica completa dell’impatto della pandemia di COVID-19 sui contesti socio-culturali ed economici del Burkina Faso e del Mali. La ricerca si è concentrata, in primo luogo, sulla diffusione del virus e sulle risposte formualte sia dai governi locali che della popolazione civile. In secondo luogo, l’attenzione si è spostata sugli effetti prodotti dal virus sui mercati del lavoro dei due Paesi e sulle loro dinamiche occupazionali, sui livelli di sicurezza alimentare, sull’accesso ai servizi di base (compresa la risposta alle campagne di vaccinazione), sui trasferimenti e sulle rimesse e sull’impatto sulle traiettorie migratorie, all’interno e all’esterno della regione.

COVID-19 nei paesi del Sahel

Al momento dell’arrivo del COVID-19, il Mali e il Burkina Faso presentavano un basso livello di sviluppo umano: la maggior parte della popolazione viveva in aree rurali con scarso accesso ai servizi di base, il livello di istruzione era piuttosto basso e circa il 50% della popolazione totale di entrambi i Paesi viveva con meno di 1,90 dollari al giorno. L’economia di entrambi è molto fragile e si basa principalmente sull’agricoltura (che risente pesantemente delle fluttuazioni stagionali), l’industria manifatturiera è quasi assente e le attività nei servizi sono per lo più poco qualificate e poco retribuite; il 90% dell’occupazione totale è nei settori informali in entrambi i Paesi.

Inoltre, negli ultimi 10 anni le aree saheliane di entrambi i Paesi hanno registrato una crescente instabilità dovuta alla diffusione dell’estremismo jihadista, alla violenza interetnica e alla fragilità istituzionale, unita alle conseguenze molto negative del cambiamento climatico.

Dato questo quadro fragile e complicato, non sorprende che molti studiosi e policy maker, già all’inizio della pandemia di COVID-19, abbiano iniziato a mettere in guardia l’opinione pubblica sull’impatto allarmante che la pandemia potrebbe avere sul continente africano, e nella regione saheliana in particolare.

Il lavoro di ricerca

Il gruppo di ricerca del DISEI e di ARCO ha quindi studiato l’impatto della COVID-19 su varie dimensioni tra cui le dinamiche occupazionali, la sicurezza alimentare, l’accesso ai servizi di base, i movimenti migratori, i trasferimenti e le rimesse.

Per condurre l’analisi è stata scelta una metodologia mista combinando sia i dati quantitativi che qualitativi. L’analisi quantitativa si è concentrata sui dati raccolti attraverso il progetto High Frequency Phone Surveys, coordinato dalla Banca Mondiale. In questa indagine si è infatti cercato di comprendere meglio le condizioni di vita delle famiglie  monitorando gli effetti della pandemia su molte delle dimensioni di interesse. I risultati quantitativi sono stati triangolati con le informazioni qualitative ricavate da interviste con informatori qualificati di istituzioni governative, organizzazioni internazionali, ONG e studiosi accademici, selezionati per la loro esperienza su questi temi.

Le interviste sono state utili per esplorare e qualificare specifici processi emersi dall’analisi quantitativa e, quindi, hanno contribuito a spiegare le dinamiche che caratterizzano lo scenario post-COVID. Nella terza e ultima fase, tutti i risultati sono stati discussi durante un workshop proattivo con i principali stakeholder e informatori chiave organizzato a Roma nel settembre 2022.

Per approfondire, è possibile leggere il rapporto qui di seguito:

Scopri l’Unità di Sviluppo Inclusivo