15 maggio 2021 ARCO

Valutazione del benessere multidimensionale e delle capabilities dei migranti ospitati nel sistema di accoglienza italiano

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Quale impatto ha l’esperienza migratoria sul benessere dei migranti? Nel loro articolo intitolato “Assessing multidimensional well-being and capabilities of migrants hosted in the Italian reception system “, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Scienza e Pace, i ricercatori Matteo Belletti, Federico Ciani e Mario Biggeri, Direttore scientifico di ARCO descrivono l’evoluzione del benessere multidimensionale e delle capabilities dei migranti nel proprio percorso rivolgendo un’attenzione particolare al ruolo del sistema di accoglienza in cui sono inseriti. Per condurre lo studio, gli autori hanno impiegato metodi partecipativi innovativi come le structured focus group e mappature partecipative con l’obiettivo di coinvolgere direttamente i richiedenti asilo e rifugiati nel processo di ricerca. Da un punto di vista metodologico, la ricerca fornisce alcuni esempi pratici di come un toolbox partecipativo creato appositamente e radicato nel Capability Approach possa essere usato per raggiungere gli obiettivi menzionati.

Il Capability Approach si basa sul concetto delle human capabilities sviluppato da Amartya Sen, Premio Nobel per l’Economia nel 1999, e si riferisce alle capacità che gli esseri umani hanno di condurre vita che ritengono di voler valorizzare per migliorare le scelte sostanziali che si trovano davanti. Questo approccio prende le mosse da una ridefinizione del concetto di benessere e sviluppo incentrato sul reddito pro capite o sulla crescita del PIL. Definendo il reddito non tanto come un mezzo o un fine dello sviluppo, Sen fornisce una visione più sfaccettata sia dello sviluppo umano che del benessere: lo sviluppo è definito quindi come la libertà di scegliere e la capacità delle persone di essere autonome nelle proprie scelte nell’arco della vita.

Il Capability Approach, in questo caso, è messo in pratica grazie all’applicazione di un toolbox specifico e flessibile che fa leva sulla complementarità dei diversi strumenti e permette di raccogliere dati qualitativi e quantitativi. La scelta di applicare metodi partecipativi di stakeholder engagement è coerente con la volontà di incentrare l’analisi sull’empowerment sociale e individuale. Gli strumenti maggiormente usati durante la fase di ricerca sono state le structured focus groups discussions con matrice di punteggio, metodo sviluppato dal prof. Mario Biggeri e Andrea Ferrannini, Coordinatore dell’Unità di Sviluppo Locale. Questo particolare metodo partecipativo ha infatti permesso di fare una valutazione ampia e diretta delle capabilities individuali e collettive attraverso una raccolta di dati e informazioni sulle reali opportunità (o functionings raggiungibili) degli stakeholder.
Per condurre la ricerca, sono stati adottati anche altri metodi tra cui, questionari somministrati a livello individuale, interviste semi-strutturare e mappature partecipative.

Grazie a questa metodologia e strumenti, i ricercatori hanno potuto analizzare nel dettaglio tre casi studio. Per comprendere il ruolo del sistema di accoglienza nel quale sono inseriti i migranti, rifugiati o richiedenti asilo, i ricercatori hanno studiato 3 progetti di accoglienza portati avanti da enti del Terzo Settore in Piemonte e Toscana.

Il primo caso studio si è concretizzato in una ricerca partecipativa condotta in 2 CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) gestiti dalla sede locale della Confederazione Nazionale delle Misericordie nel nord della Toscana. Il secondo si è inserito in un progetto di ricerca promosso dalla Caritas che ha coinvolto i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale ospitati in 5 CAS e una struttura SPRAR (Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati) a Biella, Asti e Cuneo. Il terzo caso studio, invece, si è concentrato sulle attività promosse da ARCI Toscana per l’inserimento nel tessuto sociale degli ospiti degli SPRAR/SIRPOIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati) in 5 Comuni toscani.

Con l’analisi di questi tre casi, gli autori ambiscono a contribuire a ridurre le complessità sulla comprensione del percorso migratorio stimolando la partecipazione attiva e il coinvolgimento diretto degli stessi migranti. Per una lettura più estesa dello studio e dei suoi risultati è possibile leggere l’articolo qui.